Sei qui: Home

QUALITA' DEI SERVIZI AGLI STANDARD EUROPEI E RICHIAMO DELLA CORTE DEI CONTI, IL SINDACO PAOLO AMENTA REPLICA E DIFENDE I COMUNI

Scritto da Gaetano Guzzardo    Giovedì 29 Agosto 2013 15:20

paolo-amenta5In merito al giudizio negativo espresso dalla Corte dei Conti sulla gestione delle risorse economiche da parte dei Comuni siciliani, dove, secondo i Giudici, si spenderebbe tanto e male, con un esercito di dipendenti (in particolare i precari che, dal 2009 al 2012, sono costati un miliardo di euro), che nonostante il numero, non riesce a garantire ai cittadini servizi efficienti, puntuali e in linea con gli standard europei, interviene con una nota l'attuale reggente regionale di Anci Sicilia, il sindaco di Canicattini Bagni, Paolo Amenta, mettendo sottoaccusa la classe dirigente e politica di questi ulti8mi trent'anni.

«Ha ragione la Corte dei Conti quando descrive la situazione gestionale delle risorse economiche dei Comuni siciliani: si spende male. Però, nessuno può trincerarsi all’interno del proprio ruolo, autoescludendosi da responsabilità che in Sicilia, purtroppo, sono collettive e coinvolgono, a tutti i livelli, gli Enti e gli Organi dello Stato. 
Non si può oggi scoprire l’uovo di Colombo, quando per quasi trent’anni, perché di tanto parliamo per arrivare alle pesantezze che oggi registra nel suo complesso la Pubblica Amministrazione siciliana, e con essa anche i Comuni, si è fatto come le tre scimmiette. 
La Pubblica Amministrazione siciliana, e parliamo di Comuni, così come della Regione, delle Province, dei vari Enti, e anche di dei tanti carrozzoni inutili che in questi anni sono stati creati, ha rappresentato per una certa classe politica un grande pentolone da dove trarre voti e le proprie fortune politiche.
Non è certo colpa dei Comuni se il PIL siciliano viene prodotto per il 65% da Servizi e quindi da Spesa Pubblica.      
Chi ha fatto queste scelte? Creando, ad esempio, ATO Rifiuti senza alcuna applicazione di una normativa sui rifiuti e sull’impiantistica regionale.
Non è certo colpa dei Comuni se oggi, a causa dei forti ritardi dei trasferimenti statali e regionali (a tutt’oggi i Comuni hanno ricevuto solo il 60% della prima trimestralità 2013 per la “quota corrente”, da parte di Stato e Regione, e così da anni), i Sindaci sono costretti a pagare interessi passivi, appesantendo la spesa e i conti, facendo ricorso a scoperture di Tesoreria per poter pagare stipendi e garantire servizi.      
Nessuno mai, in questi quasi trent’anni, compresa la Corte dei Conti, con tutto il rispetto che abbiamo per un Organo di controllo così importante, ha richiamato Stato e Regione alla puntualità, o ha mai posto un muro ai “bilanci” di questi Enti e dei Comuni, “appesantiti” da organici “inusuali”, e dalla creazione di una massa enorme di precari, tenuti in forma “ibrida” per tutti questi anni, per carpirne il voto e la fiducia, sfruttando senza alcun ritegno la disperazione di migliaia di giovani, o di padri e madri di famiglia. 
Il tutto, non certo per creare “efficienza” nei servizi, o il loro allineamento ai parametri europei, tantè che in questi anni nessuna formazione o qualificazione è stata data al personale, sia in ruolo che precario, lasciando, in particolare quest’ultimo, in bilico, senza una certezza del futuro e senza un piano di stabilizzazioni serio.
Preferendo tenerlo su una lama di coltello, facile preda del politico o del gruppo di turno.
Ma soprattutto ponendo tanti Comuni al limite dello sforamento dei parametri delle piante organiche, impedendo, in molti casi, l’inserimento di figure e qualifiche, magari più funzionali ai servizi da erogare.   
Dunque, a prevalere non sono stati di certo gli interessi collettivi di una terra da fare crescere e allineare ai parametri di funzionalità ed erogazione di servizi all’avanguardia, come possono essere quelli europei.  
Oggi noi Sindaci, siamo i primi ad evidenziare tutto questo, perché queste “pesantezze” ricadono tutte sulle nostre spalle e sui Comuni che vogliamo siano all’altezza dei migliori Comuni europei nel fornire servizi ai nostri cittadini.
Ma non si può nascondere che scontiamo il “silenzio” e gli “occhi chiusi” di quanti in questi anni avrebbero avuto il compito di fermare tutto ciò.
Siamo pienamente consapevoli di un Paese che viaggia a due velocità, e vorremmo tanto, e per questo ci stiamo battendo, colmare il gap che ci separa dagli standard qualitativi delle altre Regioni europee, ma anche di tanti Comuni italiani che questo obiettivo l’hanno già raggiunto e anche da tempo.
Oggi diventa facile fare “macelleria sociale”, mandando a casa gli “esuberi” o i cosiddetti “precari”, dopo che per quasi trent’anni queste persone sono state spremute dal punto di vista elettorale, e dopo che il 70% degli organici delle Polizie Municipali dei Comuni siciliani, è composto per lo più da “contrattisti”.
E allora le scelte diventano altre, ma per fare ciò serve una classe politica e dirigente sensibile, più vicina al territorio, che anziché tagliare i fondi ai Comuni, pensando ad una loro scomparsa (facile soluzione per risolvere il problema delle pesantezze della Pubblica Amministrazione), permetta innanzitutto la formazione e la qualificazione del personale che è in carico ai Comuni che devono continuare a vivere, perché rappresentano comunità, con le loro identità culturali, storiche e tradizionali.     
Ma anche in questo caso paghiamo lo scotto di una cattiva applicazione dello Statuto Autonomistico della nostra Regione, e la completa carenza di una programmazione seria in tale direzione, in particolare per quanto riguarda le stabilizzazioni e la formazione. 
La Sicilia è infatti l’unica Regione in Italia a non aver applicato (non avendo sottoscritto il protocollo con lo Stato) il Federalismo Fiscale, che ci permette di richiedere quegli standard qualitativi dei servizi, a parità di costi, di cui tanto si parla, e che forse, vista l’attuale situazione, qualcuno non vuole che anche noi, Comuni del sud, possiamo raggiungere.  
Questa classe politica, mi riferisco a quella regionale e nazionale, incapace di guardare avanti e al futuro della Sicilia e delle aree meridionali, oggi, anziché affrontare il problema, come sta succedendo con il dimezzamento del Fondo delle Autonomie Locali e la scomparsa dei trasferimenti statali, ha trovato la facile soluzione nel far morire direttamente i Comuni, cancellando oltre alle “pesantezze” delle piante organiche, anche i servizi, e quell’identità storica delle comunità al quale accennavo prima.      
Questo è il vero dramma della Sicilia, che passa, ahimè, tra il silenzio anche di quanti si limitano solo a fare i conti, quantizzando spesa a servizi resi.
Nessuno di loro che quantizzi e si indigni per i costi della politica e di quella classe dirigente che ci ha portatosi a questo stato di cose».

 

Comune di Canicattini Bagni Via XX Settembre 42 96010 Canicattini Bagni (SR) 

Tel. centralino 0931540111 -  Fax 0931540207 - P. IVA N. 00094260890

Email: info@comune.canicattinibagni.sr.it  - PEC:  comune.canicattinibagni@pec.it   

  XHTML Valido -  CSS Valido - Accessibilità - Privacy