Vivere la disabilità, la propria, e raccontare quello che si ha dentro, le passioni, le sensazioni, le emozioni, di questo essere "diversi", per dire a voce alta, forte e determinata, che si è "uguali", che la diversabilità non è, e non deve essere, un metro per misurare le distanze, tutt'altro.
Questo è quanto diranno domani, sabatoato 21 aprile alle ore 19,30 al Teatro Teamus di via Antonino Uccello a Canicattini Bagni, i disabili della Fondazione S. Angela Merici e gli studenti dell'Istituto Comprensivo "G. Verga" della città
(tutti nella foto), mettendo in scena "
Feroce come una Fiaba", scritto e diretto da
Guglielmo Ghioldi, per raccontare, attraverso i personaggi delle nostre fiabe, da Biancaneve, a Pollicino, Raperonzolo e Cappuccetto Rosso, lo stato d'animo di quanti vivono la disabilità.
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Mai mi sarei immaginato di scrivere un testo come "Feroce come una Fiaba" - ci dice l'autore e regista, Guglielmo Ghioldi -.
Mi sono sempre ribellato al fatto di mettere in scena il problema handicap, soprattutto se interpretato dagli stessi disabili. Mi ha sempre lasciato un velo di tristezza, un fondo amaro,vedere disabili mettere a nudo le loro sofferenze. Questo spettacolo è nato perché voluto da loro - continua Ghioldi -
con una tale forza e determinazione che non ho avuto il coraggio di contrastarli nonostante la mia reticenza che ancora cova in me in quanto temo possa nascere uno spettacolo strappalacrime, non è quello che vogliono, o uno spettacolo di denuncia, non è quello che vogliono, o ancora, uno spettacolo che metta in evidenza ciò che sanno fare, non è quello che vogliono. Lo sforzo, lo scopo, è quello di fare scoprire un mondo interiore troppo spesso ignorato, una vita troppo spesso negata. Come ha detto una ragazza - conclude il regista -
durante un incontro: "Io voglio fare capire che sì, siamo diversi, ma siamo uguali a loro, anche noi abbiamo dei sentimenti, ma uguali, uguali a loro"».
Vivere la disabilità, la propria, e raccontare quello che si ha dentro, le passioni, le sensazioni, le emozioni, di questo essere "diversi", per dire a voce alta, forte e determinata, che si è "uguali", che la diversabilità non è, e non deve essere, un metro per misurare le distanze, tutt'altro.