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TESTAMENTO BIOLOGICO, NE HANNO PARLATO A CANICATTINI MINA WELBY E BEPPINO ENGLARO

Scritto da Gaetano Guzzardo    Lunedì 12 Settembre 2011 17:37

incontro-welby-englaroFermo restando che nessuno di noi, nessun individuo, pensa alla fine della propria vita, tantomeno la immagina piena di sofferenze, priva di quelle capacità di "intendere e di volere", ovvero, incapace di fare delle scelte. In genere si pensa alla morte come ad un passaggio veloce, proprio per non cedere all'idea della sofferenza, oserei dire quasi felice, "cosciente". Il trovarsi ad affrontare problemi come l'eutanasia, spesso cercata per porre fine alla dolorosa via delle terapie e dell'accanimento terapeutico, è chiaramente un "dramma" per tutti, e nessuno di noi vorrebbe, credo, mai trovarsi in questo stato. Ma nel caso vi si trovasse, senza tanta ipocrisia, vorrebbe esercitare il suo diritto a determinate e a scegliere il "limite" invalicabile oltre il quale ciò che gli accadrà non è più la "vita" e, pertanto, scegliere in libertà e autoderminazione, di porre fine ad un processo che non è più "naturale" ma solo ed esclusivamente "meccanico": privo di "essenza". Nasce così la necessità per ogni individuo di poter determinare, in un qualsiasi momento della propria vita cosciente, qual è il proprio limite nel caso si trovasse in totale assenza di "vita", come stabilito dai medici e dalla scienza. Fermo restando, naturalmente, il rispetto di chi, al contrario, questa scelta, per una sua qualsiasi convinzione, non voglia farla. Ad accendere i riflettori su quello che viene definito "testamento biologico", sulla libertà dell'individuo di poter decidere, nel caso si verificassero questi casi "estremi", sono stati in questi anni due storie personali diventate "pubbliche": quella di Piergiorgio Welby e di Eluana Englaro. mina-welby-2Due storie diverse, le loro. Welby in piena coscienza, distrutto dalla distrofia muscolare e dai farmaci, aveva chiesto di poter porre fine alle sue sofferenze, scrivendo anche un'accorata lettera al presidente Giorgio Napolitano (morirà la sera del 20 dicembre del 2006 dopo essersi fatto sedare e staccare l'autorespiratore che lo teneva in vita, aiutato dal dottor Mario Riccio, al quale viene riconosciuta dall'ordine dei medici di aver "agito nella piena legittimità del comportamento etico e professionale", mentre la magistratura archivia il suo caso). Eluana Englaro, invece, da 17 anni in stato vegetativo (morirà il 9 febbraio del 2009 a seguito di morte naturale per la progressiva riduzione dell'alimentazione artificiale), aveva avuto il padre Beppino, porre la stessa domanda alla legge, allo Stato con i risvolti che la letteratura mediatica ci ha consegnato. Storie diverse che hanno posto un unico problema: la totale assenza in Italia di una legge che regolamenti casi del genere, nonostante l'art. 32 della Costituzione reciti: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della beppino-englaropersona umana". E di rispetto della persona umana hanno parlato domenica pomeriggio in un Aula consiliare straripante del Comune di Canicattini Bagni, che ha patrocinato l'iniziativa organizzata dai ragazzi della locale 'Associazione "Physis", i due protagonisti di anni di battaglie giuridiche, Mina Welby, moglie di Piergiorgio, e dirigente dell'Associazione "Luca Coscioni"; e Beppino Englaro, battagliero papà di Eluana, socio della Consulta di Bioetica di Milano, insieme a due "tecnici" il professore Salvatore Amato, docente di Filosofia del diritto e di Biogiuridica all'Università di Catania, componente del Comitato nazionale per la Bioetica, e il dottor Maurilio Carpinteri, responsabile del Centro di rianimazione dell'ospedale "Umberto I" di Siracusa. L'incontro, "Di chi è il mio corpo? - Libertà di cura, eutanasia, testamento biologico, ddl Calabrò", è scaturito proprio dal tentativo dell'attuale maggioranza governativa nazionale di colmare quel voto legislativo che ha animato ore e ore di dibattiti e consumato fiumi di inchiostro durante i casi Welby ed Englaro. La presentazione di un disegno di legge, già approvato dalla Camera, relatore il senatore napoletano Raffaele Calabrò, cardiologo e membro della potente "Opus Dei", che ad ottobre dovrà tornare in Aula per l'approvazione definitiva, e che prevede, tra le altre cose, in caso di accertate malattie o lesioni traumatiche cerebrali irreversibili o invalidanti, o di morte celebrale, dichiarate dai medici, che l'alimentazione e l'idratazione non possano essere sospese e non possono essere subordinate alla volontà e alla libera determinazione del paziente, non essendo considerate, come afferma Calabrò, terapie, bensì forme di sostegno vitale e, quindi, non oggetto di dichiarazioni anticipate, come il testamento biologico, redatto in pieno possesso delle proprie facoltà mentali. A sostegno del "diritto" di libertà e di autodeterminazione della persona, si sono dichiarate tante realtà associative, mentre la FP della Cgil ha presentato una paolo-cassarinopetizione con oltre 10 mila firme, e la Tavola Valdese ha censurato il ddl in quanto non rispetta la libertà della persona. L'incontro di domenica è stato aperto dal giovane presidente dell'Associazione "Physis",Paolo Cassarino, e dal saluto del primo cittadino Paolo Amenta. «La società oggi si pone molte domande su questi temi - ha detto Amenta - e ancora, se è un diritto e dovere la vita, così come se può un medico intervenire. Sono certamente risposte di coscienza e c'è bisogno di competenze. C'è un ddl da approvare, speriamo che anche il dibattito di Canicattini Bagni possa contribuire a produrre una buona legge che sia garante dei diritti di tutti». Moderato da Antonella Soldo (nella foto) di Radio Radicale, che come sempre sensibile ai temi dei diritti civili ha inserito l'incontro nella sua agenda, rimandando sul web l'intero incontro (cliccare per ascoltare - http://www.radioradicale.it/scheda/334668/di-chi-e-il-mio-corpo-liberta-di-cura-eutanasia-testamento-biologico-ddl-calabro), sia Mina Welby, sia Beppino Englaro hanno raccontato le loro esperienze, ponendo l'accento sulla delicata questione vita-morte e sulla libertà dell'individuo di decidere il limite delle sue sofferenze. saluti-amenta«Di fronte ad un ddl come quello in discussione - ha aggiunto Mina Welby - che priva chiunque di decidere, l'unica azione che i cittadini possono fare è la "resistenza-civile". E mi auguro che il Comune di Canicattini e il suo sindaco, sensibili a questi temi, possano istituire un registro delle dichiarazioni di testamento biologico dei cittadini». Tecnico l'intervento del medico. Per il dottor Carpinteri il dovere primo di ogni medico è salvare la vita dei propri pazienti, in qualsiasi modo, ma «... è pur vero che, dal momento in cui si registra la morte celebrale, in quel corpo non c'è più vita, anche quando può sembrare vi possa essere un movimento degli occhi, sono atti meccanici del corpo, che si fermano li». E qui subentra la scelta, del tutto personale, ha rimarcato il professore Amato, di ogni individuo. Una scelta che attiene alla coscienza, maturata spesso per anni, che va rispettata. «Le leggi ideologiche - concluso Amato - non producono nulla e non fanno bene». Ricco anche il dibattito, seppur nella brevità del tempo, di un incontro che ha visto oltre agli interventi anche il frammezzarsi della proiezione di documenti mediatici e interviste nei vari casi trattati. Ad intervenire, comunque, subito dopo, riconoscendo la validità e la correttezza, oltre che l'importanza di un incontro che ha voluto porre l'attenzione su un tema di civiltà, rivendicando un diritto alla vita, quale dono di Dio, non delegabile a nessuno se non alla natura e a Dio, è stato l'assessore alla Cultura Nino Zocco, medico e cattolico. Al contrario, altri interventi hanno rivendicato il diritto all'autoderminazione, alla libertà della persona di poter decidere, in coscienza, qual è il proprio limite, in caso di accertata morte celebrale da parte medica, o di non essere sottoposto ad accanimento terapeutico, in uno Stato laico che garantisce eguali diritti ai suoi cittadini. A chiuere l'incontro, così com'era stato aperto, sono stati i ringraziamenti ai partecipanti da parte del presidente Paolo Cassarino.
Ultimo aggiornamento ( Mercoledì 14 Settembre 2011 17:45 )
 

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